L’espressionismo, movimento culturale europeo nato nei primi anni del 1900, è stato la rivoluzione del linguaggio che ha contrapposto all’oggettività dell’impressionismo la sua soggettività.

Le basi della poetica espressionista sono l’animo dell’artista verso la realtà, senza mediazioni, sono “gli occhi dell’anima” che inducono la ribellione dello spirito contra la materia.
Nella corrente espressionista si ritrova il concetto comunicativo dell’arte che si era perso nelle correnti precedenti. Infatti si ripropone come ruolo intermediario tra l’artista ed il mondo.
Il movimento espressionista oltre alle conclamate arti figurative, coinvolge tutto il mondo dell’arte. Dalla letteratura all’ architettura, dal teatro al cinema ad alla musica.
Nella pittura l’artista espressionista, esprime il proprio stato d’animo, le proprie emozioni. Non è un più un semplice riproduttore oggettivo della realtà, ma esprime i propri sentimenti e le proprie idee. Comunica la propria emozioni attraverso la scelta dei colori, i tratti, il gesto artistico. Infatti nella pitture di Paul Gauguin e Vincet van Gogh già ritroviamo i principi delle linee e dei colori in funzione dello stato d’animo i quali pittori definiti precursori dell’espressionismo.
Tra gli altri precursori non si può non menzionare il pittore Edward Munch, “L’urlo” è una sua celebre opera e la più conosciuta che comunica lo stato di angoscia che ha accompagnato il pittore in tutta la sua esistenza e rappresenta una sua esperienza di vista vissuta ,

“Una sera passeggiavo per un sentiero,da una parte stava la città e sotto di me il fiordo. Ero stanco e malato. Mi fermai e guardai al di là del fiordo – il sole stava tramontando – le nuvole erano tinte di un rosso sangue. Sentii un urlo attraversare la natura:mi sembrò quasi di udirlo. Dipinsi questo quadro,dipinsi le nuvole come sangue vero. I colori stavano urlando.” Edvard Munch
Breve bio di Edvard Munch
Edvard Munch frequentò l’Accademia di belle arti di Oslo. Frequenta l’ambiente bohème (movimento artistico) di Oslo nel pieno del suo fermento culturale (non si dimentichi che lo stesso Henrik Ibsen ne fece parte). Finita l’Accademia, si reca a Parigi (1885), dove approfondisce imparando da Gauguin, Van Gogh, Toulouse-Lautrec e Degas, che, se alla sua prima mostra parigina scandalizza l’intera opinione pubblica da un lato, dall’altro attira comunque una piccola frangia di giovani artisti. L’uso dei colori, la potenza dei suoi rossi, la lucidità violenta con cui tratta i suoi temi, lo porteranno ad essere il precursore, se non il primo degli espressionisti.
Nel 1892 Munch espose a Berlino una cinquantina di suoi dipinti e il giudizio della critica è così drastico che dopo una sola settimana la mostra viene sospesa. La permanenza di Munch a Berlino si protrae fino al 1908, interrotta solo da un breve viaggio a Parigi nel 1895. La fama non gli concede la felicità; cerca di attutire la sensibilità con l’abuso di alcool. Il periodo è travagliato e si ricovera in una casa di cura per malattie nervose a Copenaghen.
Nel 1914 i tempi erano ormai maturi affinché la sua arte. Membro dell’Accademia tedesca delle arti e socio onorario dell’Accademia bavarese di arti figurative di Monaco di Baviera, nel 1937 Munch conosce le prime persecuzioni naziste. Il regime hitleriano definisce degenerate ben 82 opere dell’artista esposte nei vari musei pubblici della Germania e ne dispone la vendita.
Quando morì di polmonite, nel 1944, lasciò tutti i suoi beni e le sue opere al municipio della capitale. Oltre 1100 dipinti molti dei quali rovinati, perché Munch li lasciava volutamente all’aperto per un trattamento che egli chiamava “cura da cavalli”.
Oslo nel 1963, in occasione del centenario della nascita, gli dedica un apposito museo: il Museo Munch (Munch Museet) che si trova nel quartiere di Tøyen. Nel museo si trova anche la serie Il fregio della vita che Munch realizzò intorno alla fine del XIX secolo, tele enormi dove l’artista cerca di comunicare la sua visione finale della vita, intesa come il rigenerarsi di amore e morte.